Denominazione

  • Pagliara Maje Maje

  • Pagliara Maie Maie

Geolocalizzazione

Fossalto (CB)

Percorso

Il rito è caratterizzato da un giro cerimoniale che attraversa l’intero paese. Parte da Piazza Antonio Pizzi, alle spalle della chiesa madre, prosegue poi verso Palazzo Cirese nel centro storico, passando davanti alla Torre Ciarlitto. Percorre Via Sant’Antonio giungendo nelle vicinanze della chiesa e prosegue per Via Umberto I in direzione località “La fonte”.

La processione nelle contrade non avviene tutti gli anni.

Descrizione

Il rito della Pagliara Maje Maje (ossia “Pagliara maggio maggio”) si svolge il primo giorno di maggio nel comune di Fossalto, in provincia di Campobasso, ed è organizzato dalla Pro Loco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. La Pagliara è un rito di primavera ed è il retaggio di un passato basato su un’economia rurale.

In maniera simbolica viene rappresentato il mese di maggio, la festa della primavera appunto, che consiste nella personificazione del cosiddetto “maggio”: un cono ricoperto di fiori, cucito con filo di ferro, frasche e fave sulla cui cima viene posta una croce floreale che viene benedetta dal parroco del paese. I fiori e le piante, raccolti la sera prima, formano una composizione a forma di cono che ricorda un albero natalizio presentato in primavera.

La “Pagliara”, che ha un peso notevole, viene trasportata dal “portatore”, uomo di robusta costituzione che, rivestito di tale cono, percorre le strade del paese accompagnato da cantori e zampogne.

In passato e di nuovo oggi, dopo il suo reinserimento nel rito, la Pagliara è accompagnata dal suono della scupina, una piccola zampogna di canna ad ancia semplice, il cui uso si è conservato e persiste a Fossalto.

La Pagliara, i cantori e i suonatori vengono seguiti da un folto corteo a cui partecipano gli abitanti del paese e molti visitatori.

Il testo del canto della Pagliara si articola in tre sezioni: i versi della prima annunciano l’arrivo del maggio; quelli della seconda, improvvisati, sono di augurio per gli abitanti delle case presso cui ci si reca a portare omaggio; quelli della terza sono di richiesta alimentare (la questua).

Durante il giro cerimoniale, gli abitanti di Fossalto si affacciano dai balconi e dalle finestre e gettano acqua sulla “Pagliara” come gesto propiziatorio di abbondanza per la nuova stagione, accompagnato dalla frase augurale: “Rascia Maj’!” ovvero “abbondanza maggio!”.

Oltre che dai cantori e dagli zampognari, la Pagliara, negli ultimi anni, viene accompagnata da bambini che indossano per l’occasione costumi realizzati dalle sarte del paese; è importante sottolineare che Fossalto ha una forte vocazione sartoriale.

Il rituale, una volta raggiunta la piazza principale del paese, si conclude con la consegna della croce posta sull’installazione, che viene offerta dal parroco al sindaco.

Terminato il percorso, la “Pagliara” viene collocata in piazza davanti al municipio. Il giorno seguente viene depositata per il cerimoniale dell’anno successivo.

Il cerimoniale si conclude con un banchetto in piazza, in cui vengono offerti prodotti del territorio.

Per l’occasione viene preparata una zuppa di legumi, olio e grani locali, a cui si accompagnano formaggio, fave, pane e vino; anche quest’ultimo è una sorta di rito propiziatorio: consumare ciò che è stato conservato l’anno precedente per invocare un nuovo raccolto.

Notizie aggiuntive

Nel 1954, l’antropologo Alberto Mario Cirese e l’etnomusicologo Diego Carpitella hanno condotto una ricerca sul terreno a Fossalto per studiare il cerimoniale.

Con queste parole Cirese presentava la Pagliara in uno dei suoi primi articoli: “La Pagliara è certamente un disperso residuo di cerimonie rituali di inizio di primavera che un tempo avevano un valore essenziale per la vita dei gruppi; il getto dell’acqua sul carro di erbe e di fiori ha una origine ideologica assai arcaica; è un gesto di magia simpatica per invocare la pioggia o magari è un gesto di rinnovamento della natura… si inserisce nella serie di personificazioni del ‘maggio’… questo tipo di personificazione-mascheramento appare notevolmente eccezionale in Italia… costituisce davvero un unicum in area italiana” (Cirese 1955, p. 34)…

Cronologia

Il rito è stato riattivato dalla metà del secolo scorso (metà anni Settanta del Novecento), dopo una lunga interruzione.

Si svolge il 1° maggio di ogni anno.

Ulteriori informazioni

Il cerimoniale della Pagliara ha delle similitudini evidenti con la formalizzazione del maggio praticato in area balcanica, tanto che Cirese ha ipotizzato un prestito culturale della messa in forma del rito dalle comunità croate molisane (provenienti appunto da tale area geografica) a quelle romanze molisane.

La Pagliara Maje Maje (La Pagliara Maie Maie), registrazione effettuata a Fossalto (CB), 1 maggio 1954 da A.M. Cirese e D. Carpitella (testo tratto da Agamennone – Lombardi 2011)

1. Ecchite maje 3.44

(la pagliara, canto di maggio)

Mario Ciarlariello e altra persona non identificata (voci), Giovanni Festa (zam-

pogna)

Ecchite maje e chi ò ri vò vedene

tutte li massaje i purtassene l’aine ammène

Signora padrona facciame na cosa lèsta

ca li cumpagne ce vuonne passà

e passa e repasseraje bene venga maje

Signora padrona e fai na cosa lèsta

si nin tì curtille

ji mo ti l’imprèste

Signora padrona vattin’a lu nide

si ‘n c’è l’uóve piglia la gallina

Signora padrone vatten’a lu lardare

taja ’nchin’e guardati le mane

Chèssa figliola chi c’ai dà maritare

bbóna sorta Di ci li pozza dane

Signora padrona facéte na cosa lesta

ca li cumpagne ce vuónne passà

e passa e repasseraje bene venga maje

Jè arrivate maje e core pé la viarella

dèmme lavedat’alla famiglie di ri Canèlle

Jè menute maje e core pé la via nova

dèmme lavedat’a don Marcèlle Santòre

Jè arrivate maje e core pé lu viarille

dèmme lavedate a Romè Ciarlariélle

Jè menute maje e carichi di fiure

dèmme lavedate a tutti sti signure

Jè menute maje chi li fiure bille

mena atre acqua ca quisse jè nuville

Jècchite maje e chi vuleme dìce

grazijame a Dio e poi le benedice

Jè arrivate maje e chi ò ri vò vedene

tutti li massaje i purtassene l’aine ammène

Jè arrivate maje e cor pu lu Vallecchione

dèmme lavedate a Matte’ de Curnacchione

Jè menute maje e jè menute assutte

dèmme lavedate a ru siniche Presutte

E jamme signora padrona

facéme na cosa lèsta ca li cumpagne ce vuónne passà e passa e repasseraje e be-

ne vinga maje bene vinga maje.

Traduzione:

Eccoti maggio e chi lo vuol vedere / tutti i massari portassero gli agnelli a me / Signora padrona facciamo una cosa lesta / che i compagni ci vogliono superare / e passa e ripasserai bene venga maggio / Signora padrona e fai una cosa lesta / se non hai coltello / io ora te lo presto / Signora padrona vattene al nido / se non c’è l’uovo prendi la gallina / Signora padrona vattene al lardaio / taglia in pieno [un bel pezzo] e riguardati le mani / Questa figliola che hai da maritare / buona sorte Dio gliela possa dare / Signora padrona fate una cosa lesta / che i compagni ci vogliono superare / e passa e ripasserai bene venga maggio / È arrivato maggio e corre per la stradina / diamo lodi alla famiglia dei Canella / È venuto maggio e corre per la strada nuova / diamo lodi a don Marcello Santoro / È arrivato maggio e corre per il viottolo / diamo lodi a Romeo Ciarlariello / È venuto maggio e carico di fiori / diamo lodi a tutti questi signori / È venuto maggio con i fiori belli / butta altra acqua che questo è novello / Eccoti maggio e cosa vogliamo dirgli / ringraziamo Dio e poi lo benedice / È arrivato maggio e chi lo vuol vedere / tutti i massari portassero gli

agnelli a me / È arrivato maggio e corre per Vallacchione / diamo lodi a Matteo di Cornacchione / È venuto maggio ed è venuto asciutto / diamo lodi al sindaco Presutto (Emilio) / E su signora padrona / facciamo una cosa lesta che i compagni ci vogliono superare e passa e ripasserai e bene venga maggio bene venga maggio.

(Registrazione presente in Video Gallery)

L’intero paese s’identifica con questo rito; il percorso attraversa sia il centro storico che le contrade, coinvolgendo fattivamente tutti gli abitanti che da finestre e balconi annaffiano il “Maje” in segno propiziatorio e di abbondanza. L’aspetto simbolico è dunque molto forte perché fa sentire gli abitanti protagonisti della ritualità, rafforzando così il legame con il territorio d’origine. 

Forte è il senso di festa: “La Pagliara” è rimasta l’unico grande evento del paese che attira in quel giorno tante persone, anche dalle regioni limitrofe.

Trasmissione informale di generazione in generazione.

La comunità di Fossalto cerca di salvaguardare la tradizione curando la trasmissione del cerimoniale. 

Nel corso degli anni gli studenti delle scuole secondarie di primo grado del paese, hanno realizzato una brochure informativa con note storico-divulgative; questo a dimostrazione della grande attenzione delle agenzie formative a salvaguardare e trasmettere le pratiche della tradizione molisana.

Le ultime due edizioni delle Maitunate pietracatellesi sono state annullate a causa della pandemia da COVID-19.

Soggetti coinvolti

Pro loco “Eugenio Cirese”, Piazza Roma, 93 - 86020 Fossalto (CB)
Contatti: prolocoeugeniocirese@virgilio.it
Comune di Fossalto, Piazza Roma, 93 - 86020 Fossalto (CB)
Contatti: fossalto@tiscali.it

Elementi strutturali

  • Corteo cerimoniale

  • Consegna della croce

  • Banchetto

Tag

Ambiti UNESCO

  • Espressioni Orali

  • Arti e Spettacolo

  • Riti e Pratiche Sociali

  • Saperi e Tecniche Artigianali

Photo Gallery

Video Gallery

 

 

 

Agamennone M., Lombardi V., (a cura di) Musiche tradizionali del Molise. Le registrazioni di Diego Carpitella e Alberto Mario Cirese (1954), Roma, Squilibri, 2005.

 

Bronzini G. B., Rito e letteratura dei maggi, in “Lares”, XLVIII, 3, 1982, pp. 315-359.

 

Carpitella D., Sulla musica popolare molisana, in “La Lapa”, III, 1/2, 1955, pp. 21-23.

 

Cirese A. M.,  La Pagliara maie maie, in “La Lapa”, III (1955), 1/2

 

Cirese A. M.,  Maggio della defènsa. Studio su una vecchia canzone popolare molisana, in «Rivista musicale italiana», XXVII, 1, 1920, pp. 112-132 (pubblicato anche autonomamente: Torino, Bocca, 1920 e 1925).

 

Cirese A.M., Saggi sulla cultura meridionale I. Gli studi di tradizioni popolari nel Molise. Profilo storico e saggio di bibliografia, Roma, De Luca, 1955.

 

Cirese A. M., La Pagliara del primo maggio nei paesi slavo-molisani, “Slovenski Etnograf”, VIII, 1955, pp. 207-224.

 

Cirese A. M., I canti popolari del Molise con saggi delle colonie albanesi e slave, Vol. II, Rieti, Nobili, 1957. 

 

Cirese A. M., La Pagliara maie maie, “La Lapa”, III, 1/2, pp. 33-36 (in ristampa anastatica Isernia, Marinelli, 1991, pp. 173-176).

 

De Rubertis, V.,   Maggio della defènsa. Studio su una vecchia canzone popolare molisana, in «Rivista musicale italiana», XXVII (1920), 1, pp. 112-132 (pubblicato anche autonomamente: Torino, Bocca, 1920 e 1925).

 

Giancristofaro E., Tracce del Verde Giorgio e degli usi di maggio in Abruzzo, in “Rivista abruzzese”, XXV, 1, 1972, pp. 37-42. 

 

Lombardi V., La raccolta 23 degli archivi di etnomusicologia: incontro di studio / registrazioni di Diego Carpitella e Alberto Mario Cirese, Ripalimosani, Arti grafiche La Regione, 2002.

 

Lombardi V., I riti di maggio in Molise fra tradizione e contemporaneità, Il Bene Comune, IX, 2009, 5, pp. 1-9

 

Lombardi V., Una scupina per amica, Il Bene Comune, X (2010), n. 5, pp. 19-29.

Lombardi V., La raccolta «La Lapa». Musiche tradizionali del Molise registrate da Alberto M. Cirese, Bagnoli del Trigno, EdM – Edizioni di Macchiamara, 2022.

Antonella Golino