Denominazione

  • La Processione del Venerdì Santo (denominazione generica con cui è conosciuto il cerimoniale)

  • La Processione del Cristo Morto o della Madonna Addolorata o Via Crucis (denominazione utilizzata in alternativa dalla comunità locale)

Geolocalizzazione

Campobasso (CB)

Percorso

Il rito della Processione del Venerdì Santo parte dalla Chiesa di Santa Maria della Croce e si snoda dapprima nel centro storico e successivamente nella parte centrale della città, per far poi ritorno nella Chiesa di Santa Maria, in un ambiente diventato altamente suggestivo grazie alle soffuse luci del centro antico. Le strade della città attraversate dal corteo sono: Via Marconi, Via Sant’Antonio Abate, Largo San Leonardo, Via Ziccardi, Salita San Paolo, Via Cannavina, Via Ferrari…

Descrizione

La processione del Venerdì Santo di Campobasso si svolge nel pomeriggio del Venerdì di Passione e morte di Gesù. Il lungo corteo sfila per le vie del capoluogo con le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata partendo dalla chiesa di Santa Maria della Croce, dove le statue sono custodite per tutto l’anno. Un elemento che caratterizza fortemente questo rituale è il coro, composto da settecento voci che rappresentano l’intera comunità cittadina. Il rito processionale parte nel tardo pomeriggio dalla Chiesa di Santa Maria della Croce che si trova nel cuore del centro storico della città; i cantori si riuniscono due ore prima per la prova generale e per le ultime direttive impartite dal maestro. In testa al corteo sfilano le sacre immagini portate a spalla dai fedeli, protette dai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri in alta uniforme, seguiti da un gruppo molto nutrito che comprende il Vescovo e il parroco della Cattedrale, che per vari anni è stato anche maestro del coro del Sodalizio dell’Addolorata. A seguire, i rappresentanti delle maggiori chiese cittadine e delle più importanti autorità civili: sindaco, presidente della Regione, presidente della Provincia e altri rappresentanti istituzionali. Su tutte queste figure della scena religiosa e politica locale domina un silenzio surreale, che viene mantenuto tra una ripresa e l’altra del canto, spezzato solo dalla preghiera delle donne che seguono il corteo. Il canto viene ripetuto dal coro a intervalli regolari, accompagnato dalla banda che rafforza e ritma la cadenza del corteo processionale e ispessisce amplificandone l’effetto, già di per sé intensissimo, delle voci; questo funziona, nello spazio cittadino, anche come potente localizzatore della processione. “I campobassani cercano d’individuare dal suono del canto il luogo in cui si trovi in quel momento il corteo, in modo da disporsi ai lati delle strade o delle piazze per accoglierlo nel modo più consono. Dominano sulla processione le due statue in gesso della Madonna Addolorata e del Cristo morto avvolto in un velo; queste sono portate a spalla da devoti vestiti di bianco e seguiti – in particolare la Madonna – da donne vestite a lutto, che mantengono i consueti nastri di tessuto nero, legate alla sacra icona, rappresentando simbolicamente il Calvario” (Bindi, 2009, p. 89). I membri del Sodalizio dell’Addolorata indossano uno spolverino scuro che reca impresso lo stemma rosso con le insegne dello stesso; fino a qualche decennio fa i devoti sfilavano incappucciati di bianco e scalzi, divisi in due gruppi – uno di uomini e uno di donne – che, coperti in volto, espiavano qualche loro particolare e inconfessata colpa sottomettendosi al sacrificio della processione. Si riteneva, infatti, che la partecipazione al rituale processionale del Venerdì Santo emendasse dalle colpe commesse i fedeli, predisponendoli ad una nuova disposizione d’animo. D’altronde, il testo stesso del canto, che caratterizza così fortemente questa processione, si connette in modo potente al contesto penitenziale. I devoti, cantandolo, ammettono di voler portare la croce insieme al Cristo, ma di essere troppo deboli e fragili per farlo – ovviamente perché tentati da numerosi vizi e manchevolezze – e confidano nell’assistenza amorevole della sua protezione per evitare di ‘smarrirsi’ lungo la strada. Tutti i simboli della passione di Cristo vengono portati in processione. Il corteo è composto dalle associazioni, dal folto coro, dalla banda, dal clero, dalle statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, dalle autorità locali, infine a chiusura i fedeli, in religioso silenzio. La processione è infatti seguita in silenzio da folle di cittadini che si riversano lungo i lati delle strade. Le dimensioni del coro e l’estensione del corteo, lungo il percorso cittadino, richiedono una potenza sonora adeguata. Il gruppo che, insieme al coro, accompagna la processione è nominato ‘Sodalizio dell’Addolorata’ e rappresenta l’ultimo residuo di un antico sistema confraternitale attivo in città, sgretolatosi a seguito dei cambiamenti socio-economici che la comunità campobassana ha subito nel corso del tempo. Il coro canta lungo le strade del percorso processionale la composizione attribuita al maestro De Nigris: Teco Vorrei, o Signore nominato anche Inno dell’Addolorata. La composizione musicale presenta un’introduzione strumentale afferente allo stile operistico. La colonna sonora prodotta dalla banda musicale, oltre ad essere di supporto al canto del coro, rappresenta l’elemento di coordinamento ritmico dell’intero andamento processionale. La dimensione sonora della processione del Venerdì Santo e le sue modalità esplicative rappresentano un elemento distintivo del rito del Triduo pasquale che lo caratterizzano rispetto ad altri cerimoniali del Venerdì Santo di area centro-meridionale, i quali insistono maggiormente su altre modalità di espressione della rappresentazione sacra. La messa in scena del canto collettivo è allestita attraverso una preparazione diluita nel tempo quaresimale sotto la direzione di un maestro che riassume in sé le funzioni di guida dell’esecuzione, garante dell’interpretazione correntemente accettata oltre che dell’impegno devozionale collettivo.

Notizie aggiuntive

L’imponente processione del Cristo morto è l’atto finale del lungo cammino quaresimale, scandito dalla Via Crucis cantata durante il periodo precedente alla Pasqua ogni venerdì sera nella chiesa di Santa Maria della Croce e ogni domenica sera nella Cattedrale. Segue il Settenario, una composizione del maestro Michele De Nigris che risale al 1891, eseguita nella chiesa di Santa Maria della Croce per sette sere di seguito, dal sabato al venerdì precedente la Domenica delle Palme. Fu chiamata dall’autore “Oh, di Gerico beata” mentre dal popolo è detta in modo strano e sibillino lo “zuchetezù” (espressione dialettale che significa ‘botta e risposta’), una voce onomatopeica ispirata al fraseggiare profondo dei contrabbassi. L’origine della processione del Venerdì Santo a Campobasso è correlata al diffondersi, in molte altre località italiane, di sacre rappresentazioni connesse alla liturgia pasquale. L’autore a cui è attribuito il canto della Processione del Venerdì Santo è il maestro De Nigris, il “Teco vorrei, o Signore” è l’inno su versi dell’introduzione alla Via Crucis del Metastasio, probabilmente eseguito un tempo dai fedeli che accompagnavano la processione mattutina dell’Addolorata anche con altri canti e, oggi, dal coro di circa settecento elementi, dell’uno e l’altro sesso, come unica colonna sonora della processione del Venerdì Santo per le vie di Campobasso. “Un canto struggente di rara potenza, con forte impatto emotivo sia sui coristi che sulla cittadinanza, soggiogata dai toni drammatici della introduzione eseguita dalla banda, dal vigore delle voci, dal lugubre corteo dei cantori, maschi e femmine, tutti rigorosamente vestiti di nero” (Mascia, 2010, p. 3). Il cerimoniale viene incentrato intorno alla sacra rappresentazione dell’Addolorata e del Cristo morto; insieme alle celebrazioni del Corpus Domini, la Processione del Venerdì Santo…

Cronologia

Non c’è una data certa che attesti l’inizio di questo rituale a Campobasso; la Processione è senza dubbio il prosieguo di quella tradizione presente tra i congregati Crociati e Trinitari del Cinquecento i quali cantavano, a seguito della malinconica teoria mattutina, il “Lamento della Madonna Santissima”. La processione all’epoca era denominata Il Mortorio; fu istituita nel 1626 nel patto di concordia tra Crociati e Trinitari e si snodava, partendo all’alba dalla chiesa di Santa Maria della Croce per le stradine a scala della città vecchia.

La Processione si svolge con cadenza annuale nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo e dura circa tre ore; alle ore 16.00 nella Chiesa di Santa Maria della Croce iniziano le prove con i cantori che, guidati dal maestro, riscaldano le voci e fanno una prova generale.

Ulteriori informazioni

È consuetudine negli ultimi anni che la processione faccia una breve sosta davanti alla Casa Circondariale del capoluogo in Via Cavour, dove un detenuto legge una preghiera (preghiera del detenuto) rivolta alla Madonna Addolorata. Questo è un momento di grande emozione per l’intero corteo.

“L’uso di forme sceniche di varia natura a Campobasso, in occasione della Settimana Santa, deve essere fatto risalire con buona probabilità al XIV secolo quando la Confraternita dei Battenti cominciò ad essere attiva sulla scena pubblica cittadina sia in concomitanza con i cerimoniali pasquali che in altre occasioni liturgiche come, ad esempio, il Corpus Domini. Secondo lo storico del tardo Seicento Nauclerio la più antica documentazione di una devozione per la Settimana Santa è del 1470 con la ‘Processione dei Dodici Apostoli’” (Bindi, 2008, p. 243). La tradizione continua nei secoli grazie all’attività delle confraternite e, più recentemente, dell’intera cittadinanza campobassana. L’inno campobassano del “Teco Vorrei, o Signore” affidato ai settecento cantori del “Sodalizio dell’Addolorata”, è passato a caratterizzare la processione pomeridiana, post mortem Domini, come la conosciamo almeno dal dopoguerra ad oggi, dopo che aveva caratterizzato l’antica processione ante mortem Domini, che principiava all’alba per proseguire lungo l’arco mattutino del Venerdì Santo e che veniva detta processione dell’Addolorata. Si trattava della visita ai sepolcri cittadini, per accompagnarvi la statua della Vergine e cantarne i “Lamenti” di madre in ansia per la sorte del figlio: una pratica religiosa, detta anche Processione della Desolata, ancora in uso in molte città e cittadine del Sud Italia, in ore e giorni diversi, a cavallo tra il Venerdì e il Sabato Santo.

L’avvenimento religioso che più di ogni altro coinvolge emotivamente il campobassano è la processione del Venerdì Santo, l’atto finale del lungo cammino quaresimale. Il “Teco Vorrei” è conosciuto da tutta la comunità, sin dai primi anni di vita.
Alla popolarità dell’inno ha contribuito l’operazione eseguita subito dopo la seconda guerra mondiale dal maestro Lino Tabasso (musicista di adozione molisana) che – ha trasportato di due toni e mezzo l’inno del De Nigris, dalla tonalità originaria in Sol minore a quella più comoda in Re minore. In tal modo l’inno, che a causa della tonalità molto alta poteva essere eseguito solo dalla banda e da un gruppo ristretto di cantori professionisti, è diventato molto più popolare, giacché può essere cantato da un’ampia folla di devoti.
La trascrizione di Tabasso è a disposizione di musicisti, coristi e studiosi, mentre un’aura di mistero aleggia sulla partitura originaria, rendendola ancora più affascinante. Non è possibile, infatti, visionare il manoscritto del De Nigris, che l’autore avrebbe donato alla chiesa di Santa Maria della Croce e pare sia oggi conservato in una non meglio precisata cassetta di sicurezza di una banca cittadina. Copia del manoscritto è pubblicata in Lombardi 2016.
Come riportato da Altobello 1982, alcuni campobassani affermano: “ti senti stringere in gola dal pianto” alla visione del Cristo Morto, velato tra i fiori e portato a spalle, sotto lo sguardo desolato della Madonna ammantata di nero, accompagnata da donne vestite anch’esse di nero che sorreggono nastri che si dipartano a raggiera dalla statua: “E la folla che sente lu dolore / cu nu selluzze dice ste parole: / Ogge la croce tua vurrija Segnore!” (E la folla che sente il dolore, con una flebile voce pronuncia queste parole: oggi la tua croce vorrei Signore!).
L’ultimo verso di Altobello parafrasa l’incipit dell’inno del De Nigris, che ha musicato le prime due strofe della introduzione alla Via Crucis comunemente attribuita a Pietro Metastasio, la stessa che viene eseguita durante le funzioni quaresimali a Santa Maria della Croce e Cattedrale.
La comunità che prende parte alla Processione si stringe al cerimoniale settimane prima, infatti il coro inizia le prove con notevole anticipo: il primo lunedì di Quaresima c’è una prova iniziale in cui si valutano le voci.
Da diversi anni ai partecipanti viene consegnata una tessera che permette di censire il numero esatto di voci e aiuta nell’organizzazione.
In genere le prove durano quarantacinque minuti e la Chiesa di Santa Maria della Croce è sempre gremita.
L’abbigliamento deve essere il più sobrio possibile, l’impermeabile viene fornito dalla Chiesa e alle donne è chiesto di indossare anche un velo nero.
Si può ritenere dunque che l’accento particolare sulla musicalità del rituale pasquale campobassano risenta, da un lato dell’antico e fondante riferimento alle lamentazioni e rappresentazioni sacre di ascendenza medievale, plasmato nel tempo da successive tradizioni musicali, e dall’avvicendarsi di stili e formalizzazioni di origine non esclusivamente popolare, ma anche culta fino a giungere a un rituale, che oltre a valenze di carattere simbolico e devozionale, presenta una forte caratterizzazione pedagogica e sociale della partecipazione al cerimoniale e al Sodalizio.
Si aggiunge poi a questo aspetto caratterizzante l’elemento processionale, unito al trasporto di immagini sacre, qui non particolarmente drammatizzato, come accade altrove, ma comunque caricato di forti valenze devozionali.
Questi sembrano rappresentare a buon diritto aspetti di particolare interesse del cerimoniale e individuarne anche le forti valenze pedagogiche e di costruzione e formazione di una coscienza collettiva comune nelle persone e nelle famiglie che fanno capo al Sodalizio dell’Addolorata. Accanto a ciò si mantiene nell’esecuzione pubblica di questo canto -del Settenario e del Coro processionale- un aspetto forte di rappresentazione della comunità a sé stessa, di spettacolo cittadino e di legame con la cultura musicale locale.
Nel Venerdì Santo di Campobasso è il piano storico a mantenere il primato della centralità espressiva e socializzante.
Sono ritualità ben strutturate, composite, dal punto di vista espressivo, sonoro e in qualche modo anche poetico. Sembrano quasi un ingranaggio meccanico che a ogni primavera rigenera il richiamo del gruppo, il senso sociale dell’appartenenza, l’abbattimento degli steccati.
Sono azioni rituali la cui matrice, a ritroso, giunge fino alle laude del Medioevo epoca in cui nacquero le confraternite. La nascita delle confraternite è stata decisiva per lo sviluppo della lauda, il canto devozionale in volgare, la cui esecuzione era proprio lo scopo delle riunioni del movimento.
Si reggono sulla compartecipazione sinestetica di parole, suoni, gestualità, mimiche, somatizzazioni, simboli. Sono codici culturali e sociali non scritti che connotano luoghi e comunità.
Il segnale per il sincrono sociale non può che provenire dal suono organizzato

La musica indirizza il sentimento religioso, qualifica il senso di comunità, determina l’intensità della partecipazione collettiva. Il più immateriale tra gli strumenti della comunicazione, il suono, ri-materializza le dinamiche sociali anche di trasmissione della pratica. I riti del Venerdì Santo sono tra le maggiori espressioni devozionali legate alla musica ancora in vita in Molise. Sono quelle che meglio di tutte hanno sopportate il mutare dei tempi. Nel passaggio sonoro molisano della “Passione” centrale è ovviamente il canto “Teco vorrei, o Signore”; la processione sembra scorrere nel tempo uguale a se stessa, ben fissata nella comunità di riferimento al solco della tradizione. Sembra ripetersi tutto secondo natura anche se la processione scorre lungo un processo trasformativo che le ha permesso di sopravvivere, modificando perfino gli orari. La trasmissione avviene in maniera informale da una generazione all’altra.

L’associazione Centro Storico Campobasso da diversi anni promuove e contribuisce a mantenere in vita il cerimoniale anche con un sito web: www.centrostoricocb.it. Rispetto alle misure di salvaguardia e valorizzazione una considerazione deve essere avanzata in merito al sistema di valorizzazione di questi rituali nel moderno circuito di promozione dei territori locali che spesso si riconnette anche al mantenimento e alla rivitalizzazione, persino, di alcuni sistemi festivi tradizionali. “Nel caso dei cerimoniali pasquali e della Processione del Venerdì Santo tale consapevolezza risulta meno sviluppata e il cerimoniale sembra piuttosto essere mantenuto come segno di un’appartenenza cittadina e di una devozione speciale al tempo stesso privata e pubblica, ma comunque interna alla comunità cittadina e decisamente meno proiettata verso l’esterno. Si può ipotizzare che il carattere meno ‘spettacolare’ della Processione pasquale rispetto a quella dei Misteri del Corpus Domini abbia determinato questa minore patrimonializzazione del Venerdì Santo campobassano, il ché interroga fortemente la riflessione etnoantropologica in merito ai temi attualissimi della progressiva plasmazione in senso spettacolarizzante delle espressioni della cultura tradizionale e che oggi rappresentano a buon diritto uno dei nodi problematici del ‘discorso patrimoniale’” (Bindi, 2008, p. 248). A Campobasso il canto delle due voci resiste, l’elevato numero di cantori infatti, benchè in un contesto orale, è di per sé una polizza a garanzia della memoria a lungo termine; poi le prove, dirette da un maestro di musica e ben distribuite nei mesi precedenti, hanno cementato e continuano a solidificare la struttura musicale ed esecutori. Ad ogni prova si stimano trecento presenze, una scuola di canto a tutti gli effetti. Questo senza dubbio rappresenta l’aspetto di maggiore salvaguardia e valorizzazione.

Al momento non si rilevano minacce volte a compromettere la trasmissione e la prosecuzione del rito processionale. L’intera comunità campobassana e non solo, partecipa annualmente con devozione ed estrema diligenza sia svolgendo ruoli attivi sia come membri del corteo commemorativo. A partire dalle prove, la presenza ogni anno costante dimostra il grande interesse per il cerimoniale.

Soggetti coinvolti

La parrocchia della Cattedrale

Le bande locali
Il Sodalizio dell’Addolorata
Gli scout delle varie parrocchie
Il maestro di musica

Le associazioni religiose della città

Le autorità locali

Associazione Centro Storico Campobasso ONLUS Vico Carnaio, 15 86100 – Campobasso
Contatti: +39 3387474373
E mail: info@centrostoricocb.it
webmaster@centrostoricocb.it

Elementi strutturali

  • Prove generali

  • Sfilata

  • Raduno dei partecipanti

  • Corteo

Tag

Ambiti UNESCO

  • Espressioni Orali

  • Riti e Pratiche Sociali

Categoria del bene

  • Festa-Cerimonia

  • Musica-Canti

  • Rappresentazione-Spettacolo

Photo Gallery

Video Gallery

A.A.V.V., Integrazioni sonore. Musica, parola, società, Contributo del Conservatorio “Lorenzo Perosi” di Campobasso al progetto EArPieCe, Edizioni ETS, Pisa, 2022.

Altobello G., «Vennardì sante», in Trascurrenne de le feste, in Sonetti Molisani, Lampo, Campobasso, 1982, p. 40.

Bindi L., Cantare la Passione. Rituali Pasquali a Campobasso (Italia, Molise), in Alonso Ponga J.L., Alavarez Cineira D., Paneri Garcia P., Tirado Marro P. La Semana Santa. Antropologìa y Religiòn en Latinoamèrica, Valladolid, Ayuntamento de Valladolid, 2008, pp. 243-248.

Bindi L., “Cantare la Passione. Rituali pasquali”, in Volatili Misteri. Festa e città a Campobasso e altre divagazioni immateriali, Armando Editore, Roma, 2009, pp. 89-104.

Cardone P., Mysterium Crucis. Il Venerdì Santo a Campobasso, Palladino Editore, Campobasso, 2006.

Gioielli M., Il dolore celebrato. Le processioni del Venerdì Santo a Campobasso e Isernia, Campobasso, Palladino Editore, 2010.

Gioielli M, La processione della Madonna Addolorata, Il Quotidiano del Molise, XX, n. 92, 7 aprile, 2017.

Gioielli M., Feste, fiere, culti e processioni, in Archeomolise, gennaio-aprile, anno IX, n. 30, 2018, pp. 102-113.

Lombardi V., La settimana Santa a Campobasso. Musica e ritualità tra ‘800 e ‘900, AGR Editrice, 2016.

Mascia G., Le tenebre nel Molise, Palladino Editore, Campobasso 2001.

Mascia G., Aspetti di folclore religioso, storico e letterario, in Campobasso. Capoluogo del Molise, a cura di Lalli R., Lombardi N. e Palmieri G., II, Palladino Editore, Campobasso, 2008.

Mascia G., Teco vorrei, Signore. La processione del Venerdì Santo a Campobasso, Palladino, Campobasso, 2010.

Rubino E., Lungo la via del Dolore, Campobasso, Ufficio per le comunicazioni Sociali, 1997.

Antonella Golino con la partecipazione di Antonio Colasurdo e Letizia Bindi