Denominazione

  • Sant’Antonio Abate, Festa di Sant’Antonio Abate (denominazioni generiche)

  • Sant’Antuon o Sant’Antonie (la prima è una denominazione adottata nel secolo scorso dalla popolazione locale, probabilmente per distinguere il santo predicatore da Sant’Antonio di Padova, Sant’Antonie, festeggiato il 13 giugno dalla stessa comunità; la seconda, invece, è tuttora in uso)

Geolocalizzazione

Gambatesa (CB)

Percorso

Il cerimoniale coinvolge l’intero paese di Colli a Volturno e le sue frazioni; tuttavia il percorso muta per ciascun gruppo di cantori. Ogni banda ha infatti un proprio punto di incontro da cui ha inizio la questua itinerante.

Oltre al centro storico con via Teglia, quello urbano con la piazza principale e le numerose attività commerciali e il Rione Sant’Antonio, il giro comprende le frazioni di Casali, Castiglioni, Cerreto, Fonticelle, Santa Giusta, Sterpara e Valloni.

Descrizione

I festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate hanno inizio la mattina del 16 gennaio, vigilia della ricorrenza del santo eremita, attraverso il giro questuante che viene compiuto all’interno di Colli a Volturno da alcuni gruppi di cantori, dette anche confraternite, e che si protrae per l’intera giornata. Le confraternite sono composte da tredici membri; tutti indossano un saio marrone da frate, ad eccezione di colui che rappresenta Sant’Antonio, che si contraddistingue per una veste bianca con cappa nera, una croce al collo e un bastone con terminazione incurvata a cui è legata una piccola campana.

Ciascuna banda si raduna in un determinato punto di incontro da cui parte la questua itinerante che prevede la visita a tutte le famiglie del paese; in occasione della visita viene eseguito un brano dedicato al santo, accompagnato da diversi strumenti musicali (fisarmonica, chitarra, grancassa, rullante, piatti, tamburello e a volte anche zampogna).

Il numero dei partecipanti può variare, ma generalmente ogni gruppo è composto da tredici componenti, a ciascuno dei quali viene attribuito un determinato compito: c’è chi si prende cura dell’asino, fedele accompagnatore, chi suona uno strumento, chi porta lo stendardo con l’icona di Sant’Antonio Abate, chi è addetto alla raccolta delle offerte e chi dispensa i santini.

Durante la questua, ai cantori viene offerto del denaro, omaggio per Sant’Antonio, ma anche – come segno di ospitalità, condivisione e ringraziamento – vino, insaccati e dolci caserecci, tra cui primeggiano i torcinelli (gl’ torcinieglie, frittelle dolci generalmente a forma di ciambella e ricoperte di zucchero, che si è soliti preparare tra il periodo natalizio e il Carnevale). La mancata visita di un gruppo ad un’abitazione viene vista con dispiacere e intesa come un’offesa da parte della famiglia, in quanto il sopraggiungere di Sant’Antonio e dei confratelli è un evento doveroso e inevitabile da compiersi.

Il giro delle bande si conclude con la loro esibizione finale, a tarda serata, in Piazza Madre Teresa di Calcutta intorno al fuoco rituale, precedentemente allestito con la legna donata dagli abitanti e benedetto dal sacerdote.

I festeggiamenti si protraggono per diverse giornate grazie all’azione coordinata tra l’Associazione Forza Giovane, che dal 2006 ha costruito un vero e proprio festival serale intorno al cerimoniale, e la Parrocchia di Santa Maria Assunta di Colli a Volturno, la quale nel fine settimana che segue il 16 gennaio celebra la liturgia solenne in onore di Sant’Antonio Abate ed esegue la benedizione del sale (che con il suo valore purificatorio tiene lontano il demonio dagli uomini e le malattie dal bestiame) e degli animali domestici e da stalla.

Attualmente si registrano sei congreghe in attivo.

Notizie aggiuntive

Da oltre cent’anni la festa di Sant’Antonio Abate a Colli a Volturno rappresenta una tradizione popolare, piena di significati e aspetti fortemente simbolici. Tuttavia, inerente a tale ricorrenza, non è attestata alcuna funzione religiosa precedentemente al 1999. In quell’occasione, la parrocchia locale ha consolidato il suo legame con il cerimoniale mediante la nascita ufficiale della Confraternita di Sant’Antonio Abate, posta sotto la giurisdizione canonica, e ha dato il via anche a festeggiamenti di tipo religioso mediante la celebrazione liturgica e la benedizione degli animali.

Nel rituale, che ricade nel periodo di uccisione dei maiali (da sempre simbolo di ricchezza e prosperità) e coincide con l’inizio del Carnevale, è evidente il recupero di elementi pagani fortemente connessi con il mondo agrario, riletti in una chiave cristiana e al tempo stesso comico-caricaturale, soprattutto per quanto riguarda la figura del protagonista principale. La maschera di Sant’Antonio Abate presenta una serie di sembianze e atteggiamenti buffoneschi e divertenti, improntati sì sulla sfera religioso-spirituale ma estremamente distanti da quanto tramandato dalle testimonianze agiografiche.

Tra gli elementi propiziatori compare anzitutto il fuoco, una costante di questo cerimoniale in quanto è sempre stato predisposto, con la legna donata come ex voto dalla popolazione, prima del 2006, nel centro del paese. La finalità della sua accensione prevedeva, in un passato non troppo lontano, la purificazione e la rigenerazione degli uomini, dei prodotti della terra e degli animali; non a caso Sant’Antonio Abate è il protettore degli animali, è invocato contro il cosiddetto ‘fuoco di Sant’Antonio’ (herpes zoster) ed è fortemente legato al mondo rurale-contadino.

Personaggio indiscusso tornato ‘in scena’ negli ultimissimi anni, ma da sempre accolto con piacere all’interno delle abitazioni, risulta essere l’asino. Mentre nel secolo scorso veniva impiegato anche per gli spostamenti ‘lunghi’, recentemente è stato coinvolto nel rituale soltanto per circolare nel centro urbano o sul finire della serata per le esibizioni; questo a causa sia della sua limitata presenza all’interno del paese sia perché ritarderebbe il giro delle bande. Si potrebbe sostenere, inoltre, che egli rappresenti la pacatezza e la lentezza che caratterizzava nel secolo scorso lo stesso cerimoniale.

Una sorte differente, e ancora oggi molto dibattuta, ha avuto invece il maialino di Sant’Antonio (gl’ porchitt d’ Sant’Antonie), le cui vicende sono fortemente correlate ad un sincretismo creatosi nel tempo e che ha come protagonisti i due santi omonimi festeggiati dalla comunità collese, il santo eremita e Sant’Antonio di Padova. A Colli a Volturno, l’usanza del maialetto è attestata fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso ma le testimonianze orali riguardanti l’offerta dello stesso sono alquanto contrastanti. C’è chi sostiene che dopo la donazione a Sant’Antonio Abate, egli girasse per il paese fino al 13 giugno, quando veniva comprato durante la riffa intitolata al santo portoghese. Altri invece dichiarano l’esatto opposto, ovvero che l’animale era offerto come ex voto a Sant’Antonio di Padova nel mese di giugno, per poi essere cresciuto dalla comunità collese fino al 17 gennaio, giorno in cui veniva macellato. La seconda ipotesi, tuttavia, risulta essere la più accreditata: il maialino era infatti donato in occasione della festa patronale di giugno e poi fatto circolare in assoluta libertà all’interno del paese, soprattutto nel Rione Sant’Antonio. Con al collo un nastro rosso e un campanello, suo elemento identificativo (ma anche simbolo di morte e resurrezione), veniva accudito dalla comunità collese, che gli dava da mangiare non appena udiva il suo scampanellio, fino ad addomesticarlo. Già nell’epoca medievale l’ordine antoniano, che basava le sue ricchezze sulle questue e sui maiali, per identificare i propri animali, tagliava loro la punta dell’orecchio sinistro o poneva intorno al collo un cordoncino con una piccola campana.

L’intento principale di ogni confraternita è quello di girare per le case collesi per permettere la prosecuzione, la conservazione e la trasmissione della tradizione alle future generazioni, ma anche per dare conforto e sollievo soprattutto agli anziani e agli infermi che spesso, col sopraggiungere della banda, si emozionano veemente dinanzi alla ‘finta benedizione’ di Sant’Antonio, confondendo la messa in scena con una reale manifestazione del santo. Gli stessi attori confermano episodi di forte suggestione e commozione che testimoniano il considerevole valore che viene conferito dalla popolazione collese a questa tradizione e alla giornata del 16 gennaio (Ranieri Tomeo 2021: 22)…

Cronologia

Non sono note le origini del cerimoniale a Colli a Volturno. Secondo alcune testimonianze orali, la presenza del rito è attestata nel paese a partire dalla prima metà del Novecento e ha visto quasi certamente un’interruzione nel periodo della Seconda guerra mondiale. Il suo recupero, successivo al conflitto bellico, è testimoniato da uno scatto fotografico di fine anni Quaranta. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tuttavia, la tradizione è stata portata avanti in modo discontinuo, anche a causa dei densi flussi migratori che hanno coinvolto la cittadina, e ha visto una decisiva e stabile ripresa soltanto negli anni Settanta mediante l’azione di alcuni collesi che attualmente rappresentano il Gruppo Storico di Sant’Antonio Abate.

Nel 1999, una giovane banda di cantori, già da tempo consolidata, si è sottoposta alla giurisdizione del codice del diritto canonico, sostenuta anche dalla parrocchia locale, organizzandosi nella Confraternita di Sant’Antonio Abate; la stessa il 5 gennaio 2000 è stata ricevuta da Papa Giovanni Paolo II presso la Città del Vaticano in occasione del Grande Giubileo indetto per il nuovo millennio.

Negli ultimi decenni si è registrato un ragguardevole interesse da parte della popolazione, con un numero di partecipanti, anche giovanissimi, alla questua itinerante in costante crescita.

La nutrita attenzione rivolta al rito, che soltanto sul finire degli anni Novanta è divenuto anche religioso, è stata agevolata anche dall’azione, a partire dal 2006, dell’Associazione socio-culturale Forza Giovane che ha costruito un festival, della durata di più giorni, intorno al cerimoniale, permettendone la valorizzazione ed estendendone la conoscenza geograficamente. Fino a quel momento infatti, oltre al giro questuante e all’accensione del falò, non erano previste altre iniziative.

Rispetto alla maggior parte dei paesi molisani che festeggiano Sant’Antonio abate il 17 gennaio, giorno della sua morte, a Colli a Volturno il santo eremita viene celebrato per tutta la giornata del 16, vigilia della ricorrenza, come ricordato anche dal canto tradizionale che viene intonato per le strade del paese: “Buonasera signori padroni, siamo venuti con canti e suoni, siamo venuti con canti e suoni ché domani è Sant’Antonio”.

Ulteriori informazioni

Non si conosce l’origine del canto popolare dedicato a Sant’Antonio Abate; tuttavia, analizzando il brano, è possibile sostenere che la cultura scritta, soprattutto i testi agiografici, abbia influenzato nel corso dei secoli quella orale, a volte provocando anche dubbi e sincretismi tra il santo predicatore e Sant’Antonio di Padova (si pensi, ad esempio, al giglio giocondo, attributo del secondo, che compare nel canto in questione).

All’interno del testo, in lingua italiana, risulta davvero limitato l’utilizzo del dialetto collese; la sua composizione prevede il saluto alle famiglie visitate, i richiami alla vita del santo, la richiesta di beni alimentari, la protezione dei capi di bestiame, la lotta col demonio e il congedo finale.

Il numero delle strofe può variare ed arricchirsi tramite l’aggiunta di eventuali improvvisazioni dei cantori durante l’esecuzione. Per una questione di tempo, inoltre, nel corso della questua itinerante non si intona la canzone per intero ma ci si limita ad alcune strofe, regolando la scelta delle stesse in relazione alla famiglia visitata.

Occorre precisare, infine, la presenza di molteplici varianti testuali che non permettono di offrire un’unica e normalizzata versione del brano, così come mutano l’andamento e l’impiego del ritornello adottato da ogni singola banda. In quest’ultimo caso, alcuni gruppi, anziché usare il ‘canonico’ ritornello, prediligono i seguenti versi: Oggi e sempre sia lodato/il gran sant’Antonio Abate. / Va vestito sempre da frate / quell’è sant’Antonio Abate.

Canto popolare a Sant’Antonio Abate

Buona sera signori padroni

siamo venuti con canti e suoni,

siamo venuti con canti e suoni

ché domani è Sant’Antonio.

Sant’Antonio giglio giocondo

va nominato per tutto il mondo,

chi lo tiene per suo avvocato

da Sant’Antonio sarà aiutato.

Sant’Antonio nel boschetto

pascolava un maialetto,

ma il demonio maledetto

gliel’andava a disturbà.

Sant’Antonio l’eremita

[VARIANTE: Sant’Antonio è l’eremita]

sulle spine lui dormiva,

sulle spine lui dormiva

ed intanto non soffriva.

[VARIANTE: ed il santo assai soffriva]

Se c’avete le vaccarelle

cresceranno sane e belle,

se c’avete le pecorelle

Sant’Antonio le benedirà.

[VARIANTE: tenete anziché c’avete]

Mia rentriccia, mia rentriccia

Dacce ‘na chieca d’ savciccia

e se tu non ce la vuo’ dà

Sant’Antonio ci penzerà.

[Mia rentriccia, mia rentriccia

(s’intende colei che si occupava di intrecciare

e chiudere le salsicce durante l’insaccatura)

dacci una piega di salsiccia,

e se tu non vuoi darcela,

Sant’Antonio ci penserà]

Sant’Antonio col bastone

scaccia via la maledizione,

e la scaccia a poco a poco

e la getta sopra il fuoco.

Sant’Antonio alla cambrella

c’ha trovato ‘na donna bella,

ma chell’era il demonio

che tentava Sant’ Antonio.

[VARIANTE: Sant’Antonio alla cappella

ce l’aveva una donna bella

Ma chell’era gl’ demonie

Che tentava sant’antonie.

Il termine cambrella, oggi utilizzato soltanto

dal Gruppo Storico, potrebbe

ipoteticamente riferirsi ad un termine

dialettale per intendere un eremo o rifugio.]

E la donna partoriente

che soffriva d’un gran tormento,

[VARIANTE: che soffriva d’un gran tormente]

si rivolse a Sant’Antonio

che le diede la sua vittoria.

Se ce det la vndresca

Sant’Antonio v’arrfresca,

se ce det gl’ prsutt

Sant’Antonio accorda tutt.

[Se ci date la ventresca di maiale

Sant’Antonio vi rinfresca,

se ci date il prosciutto

Sant’Antonio mette d’accordo tutti]

Se ce det gl’ pcciun

ce facemm gl’ maccarun,

se ce det la iaglina

ce facemm gl’ tagliolin.

[Se ci date il piccione

ci cuciniamo i maccheroni (la pasta al sugo),

se ci date la gallina

ci facciamo i tagliolini (in brodo)]

E siccome è tradizione

vi cantiamo questa canzone.

Ma fra tutti i paesi

siamo sempre noi collesi.

E non tanto ci tratteniamo 

che c’abbiamo da camminare,

tante famiglie da visitare

sant’Antonio per cantare.

Oggi e sempre sia lodato

il gran sant’Antonio Abate.

Va vestito sempre da frate

quell’è sant’Antonio Abate.

Ritornello (si ripete dopo ogni strofa):

Porta l’abito da frate

il gran sant’Antonio abate.

Va vestito sempre da frate

quell’è sant’Antonio abate

Il rito ha visto un’interruzione negli anni 2021 e 2022 a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19; tuttavia, la Confraternita di Sant’Antonio Abate ha promosso via social la sua esibizione per mostrare vicinanza e unione alla comunità collese e garantire una continuità del cerimoniale nonostante le limitazioni presenti.

 

Nonostante non si tratti di una festa patronale, la comunità considera il 16 gennaio un giorno di festa da condividere unitariamente con allegria, spensieratezza e grande coinvolgimento.

Il rituale di Sant’Antonio Abate consolida quei valori identitari legati alla storia e alle tradizioni del paese e rafforza il senso di appartenenza di ciascun collese, compresi coloro che momentaneamente o definitivamente hanno lasciato il centro.

Assistono e partecipano, come spettatori, alla festività anche gli abitanti dell’Alta Valle del Volturno e dei comuni della provincia isernina e campobassana, attratti principalmente dalle bande che con clamore e in compagnia dall’asino, deliziano la serata con canti e suoni esaltanti.

Il rito è tramandato in modo informale all’interno delle famiglie e della comunità collese fin dalla tenera età; i bambini infatti ogni anno attendono con trepidazione l’arrivo della Confraternita presso l’istituto scolastico per intonare il canto tradizionale insieme ai componenti della congrega. Proprio il brano dedicato al santo risulta essere un efficace veicolo di trasmissione del cerimoniale per i più piccoli e per gli adolescenti che prontamente lo apprendono e seguono le orme degli adulti organizzandosi, a loro volta, in bande volte ad allietare la giornata lungo le vie del paese.

La salvaguardia e la valorizzazione del cerimoniale sono garantite per mezzo della volontà e della premura della comunità a non interrompere o far perdere lo stesso, contrastando in tal modo dimenticanza e incuria. Non vi sono specifiche attività volte a far apprendere la tradizione e il rito legati al santo eremita in quanto le conoscenze si acquisiscono stando in compagnia dei più grandi ed esperti.

Per garantire una continuità con gli emigrati collesi, la Confraternita di Sant’Antonio Abate negli ultimi anni ha riproposto all’estero l’antico cerimoniale; specificamente occorre menzionare l’iniziativa del 2018 che ha visto coinvolte le numerose comunità presenti a Philadelphia e Montreal.

Con la mediazione del CISAV-APS e dell’Associazione Forza Giovane, inoltre, nel gennaio 2022 anche Colli a Volturno ha aderito alla ‘Rete Italiana per la Salvaguardia e Valorizzazione delle Feste di Sant’Antonio Abate’, tramite cui si riuniscono e stabiliscono contatti tutte le comunità che condividono l’organizzazione e la promozione di iniziative in onore del santo.

Nonostante i molteplici episodi di spopolamento che hanno coinvolto il paese, soprattutto negli ultimi decenni, si registra una crescente attenzione attribuita al cerimoniale da parte della comunità collese. Gli abitanti, infatti, partecipano con fervore, attivismo e dedizione sia al giro questuante sia all’organizzazione del festival. Inoltre, coloro che vivono fuori regione o nazione rientrano a Colli a Volturno proprio in occasione della festività, manifestando un saldo legame con il territorio e le proprie tradizioni e il desiderio di non disertare tale immancabile appuntamento.

L’unico aspetto che rischia di compromettere l’originaria impostazione del rito è l’introduzione delle esibizioni sul palco durante il festival serale, limitando sia la spontaneità nella performance delle varie confraternite sia i tempi della questua itinerante, quest’ultima vincolata dagli orari del programma festivo.

Soggetti coinvolti

Confraternita di Sant’Antonio Abate
É diventata un vero e proprio simbolo del rito
Gruppo storico di Sant’Antonio Abate
Grazie al quale negli anni ’70 è stato effettivamente ripreso il cerimoniale
Varie congreghe
Di consolidata e recente nascita, composte da bambini, giovani e adulti
Associazione socio-culturale Forza Giovane
Comunità di Colli a Volturno
la quale ospita con estrema generosità le varie bande durante la giornata e partecipa al rituale attivamente impegnandosi nei preparativi, entrando a far parte delle bande di cantori e come spettatori della rappresentazione
Parrocchia locale
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Amministrazione comunale; Piazza Municipio 1, 86073 Colli a Volturno (IS)
Contatti: 0865 957901, protocollo@comune.colliavolturno.is.it

Elementi strutturali

  • Rito tradizionale

  • Questua itinerante

  • Esecuzione del brano tradizionale in onore del santo

  • Allestimento del fuoco

  • Preparazione di cibi rituali

  • Esibizione gruppi bandistici

  • Benedizione del fuoco

  • Accensione del fuoco

  • Esibizione pubblica delle varie confraternite

  • Raduno intorno al fuoco

  • Celebrazione liturgica

  • Benedizione del sale

  • Benedizione degli animali

Tag

Ambiti UNESCO

  • Arti e Spettacolo

  • Riti e Pratiche Sociali

  • Espressioni Orali

Categoria del bene

  • Festa-Cerimonia

  • Musica-Canti

  • Rappresentazione-Spettacolo

  • Comunicazione Orale

Photo Gallery

Video Gallery

Caccia A., Gioielli M., Tradizioni musicali per il Sant’Antonio Abate nella valle dell’alto Volturno, in «Utriculus», anno VI, n. 21, gennaio-marzo 1997, pp. 4-10.

 

De Simoni E., Colli a Volturno: Sant’Antonio Abate, in «Conoscenze: rivista semestrale della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise», anno IV, 1/2007, pp. 38-41.

 

Fenelli L., Il tau, il fuoco, il maiale: i canonici regolari di sant’Antonio Abate tra assistenza e devozione, Spoleto, Fondazione CISAM, 2006.

 

Iacovelli G., Ranieri Tomeo E., Da una discussione collettiva sul Sant’Antonio Abate di Colli a Volturno. Lineamenti storico-etnografici di un rito carnevalesco, in Saperi territorializzati: studi critici sul margine e i suoi patrimoni, Roma, Autoproduzioni CISAV, 2021, pp. 17-21.

 

Nocera E., Sant’Antonio Abate. Culto e tradizione nel Molise, Campobasso, Edizioni Enne, 1992.

Ranieri Tomeo E., Lineamenti storico-etnografici della festa di Sant’Antonio Abate a Colli a Volturno, in «Saperi territorializzati: una raccolta di studi brevi sull’Alta Valle del Volturno», Roma, Autoproduzioni CISAV, 2021, pp. 21-25.

Esterina Incollingo con la partecipazione di Vinicio Arcaro, Antonietta Caccia, Angela D’Acchioli, Giovanni D’Alessio, Emilio Incollingo, Alberto Ranieri, Domenico Ranieri, Emidio Ranieri Tomeo, Ettore Santilli (come soggetti intervistati)